Il Fair Play Finanziario (Financial Fair Play, abbreviato FFP) è un insieme di regole e regolamenti introdotti dall’Unione delle Associazioni Europee di Calcio (UEFA) per promuovere la sostenibilità finanziaria nei club di calcio partecipanti alle competizioni organizzate dall’UEFA, come la UEFA Champions League e la UEFA Europa League. L’obiettivo principale del Fair Play Finanziario è evitare che i club accumulino debiti eccessivi o si impegnino in pratiche finanziarie rischiose, al fine di garantire una concorrenza equa e prevenire situazioni in cui alcuni club avrebbero un vantaggio finanziario ingiusto sugli altri.
Le principali disposizioni del Fair Play Finanziario includono:
- Bilancio equilibrato: I club devono presentare un bilancio equilibrato, il che significa che le spese non devono superare le entrate in un determinato periodo.
- Monitoraggio finanziario: I club devono sottoporre le loro finanze a una valutazione da parte dell’UEFA, che verifica che rispettino le regole del FFP.
- Riduzione dei deficit: Se un club presenta un deficit finanziario superiore a un certo limite consentito, potrebbe essere soggetto a sanzioni, come multe, restrizioni sulle registrazioni dei giocatori per le competizioni UEFA o addirittura l’esclusione dalle competizioni.
- Investimenti sostenibili: I club possono comunque investire, ma gli investimenti devono essere finanziati in modo sostenibile e non basati su finanziamenti eccessivamente rischiosi o dubbi.
- Monitoraggio a lungo termine: Le finanze dei club vengono monitorate nel corso del tempo, evitando così che i club accumulino debiti ingiustificati nel lungo periodo.
L’obiettivo del Fair Play Finanziario è garantire una base più equa per la competizione calcistica europea, evitando che alcuni club possano ottenere successo solo attraverso investimenti finanziari massicci, a discapito della sostenibilità economica a lungo termine. Tuttavia, il FFP è stato oggetto di dibattito e critica, poiché alcuni ritengono che possa limitare la capacità di alcuni club di investire per migliorare le loro squadre e quindi ridurre l’attrattiva delle competizioni calcistiche.
Cosa Succede se non rispetti il Fair Play Finanziario?
Quando un club viola il Fair Play Finanziario (FPF), la UEFA può applicare una serie di sanzioni in base alla gravità della violazione. Nel caso in cui un club non rispetti le norme del FPF, le possibili sanzioni che la UEFA può adottare includono:
- Avvertimento: Il club può ricevere un semplice avvertimento come misura disciplinare meno severa. Questo avvertimento serve come segnale per mettere in guardia il club e incoraggiarlo a conformarsi alle regole.
- Richiamo: Un richiamo è una misura disciplinare più formale rispetto all’avvertimento, ma comunque di natura relativamente leggera. Il club viene richiamato per aver violato le norme e gli viene data un’opportunità per adeguarsi.
- Multa: La UEFA può imporre una multa al club colpevole di violazione del FPF. Questa multa può variare in base alla gravità della violazione e alle circostanze specifiche del caso.
- Decurtazione di punti: In casi più gravi, la UEFA può decidere di decurtare punti al club nelle competizioni UEFA in corso. Questo può avere un impatto diretto sul rendimento sportivo del club.
- Trattenuta degli introiti ricavati: La UEFA può trattenere parte degli introiti finanziari che il club guadagna dalle competizioni UEFA. Questa misura ha l’obiettivo di colpire direttamente le entrate del club colpevole.
- Divieto di iscrizione di nuovi giocatori: La UEFA può imporre un divieto al club di registrare nuovi giocatori alle competizioni UEFA. Questo limita la flessibilità del club nel rafforzare la sua squadra con nuovi giocatori.
- Limitazione del numero di giocatori iscrivibili: La UEFA può imporre al club un limite al numero di giocatori che possono essere iscritti alle competizioni UEFA, includendo un limite finanziario ai costi complessivi dei benefit per i giocatori registrati.
- Squalifica dalle competizioni in corso e/o esclusione da future competizioni: In casi molto gravi, la UEFA può squalificare il club colpevole dalle competizioni UEFA in corso o escluderlo da future competizioni. Questa è una delle sanzioni più severe e può avere conseguenze significative sul prestigio e l’economia del club.
- Revoca di titoli o premi: Nel caso in cui un club sia stato trovato colpevole di gravi violazioni del FPF, la UEFA può decidere di revocare titoli o premi precedentemente assegnati al club.
È importante sottolineare che l’applicazione delle sanzioni può variare in base alla gravità del caso e alle circostanze specifiche. Inoltre, le regole e le sanzioni possono essere soggette a cambiamenti nel tempo, come evidenziato dalla flessibilità introdotta nel periodo di monitoraggio a seguito dell’emergenza Covid-19.
Michel Platini e gli escamotage dei club ricchi per aggirare i vincoli
Quando nell’anno 2011 l’UEFA guidata da Michel Platini introdusse il concetto di Fair Play Finanziario (FFP), che in sostanza precludeva ai club calcistici di spendere più di quanto incassavano, tale mossa fu accolta come un inno alla democrazia e all’uguaglianza, un po’ come l’inno nazionale francese “La Marsigliese”.
Tuttavia, non ci volle molto per capire che il senso reale era opposto: consentendo ai club più facoltosi di aumentare le proprie spese, veniva loro data la possibilità di acquisire i giocatori migliori, migliorare i contratti con gli sponsor, partecipare alle competizioni dalle maggiori ricompense finanziarie e quindi accrescere ulteriormente la loro influenza e potenza. Questo, di fatto, ha creato un divario incolmabile tra i pochi club ricchi e il resto del mondo calcistico, con un vantaggio notevole soprattutto per le squadre “nouveau riche” come il Manchester City e il Paris Saint-Germain (PSG), che erano nuovi arrivati nella scena calcistica di alto livello.
In seguito si scoprì che Platini stava organizzando eventi e accettando finanziamenti per portare i Mondiali nelle nazioni del Medio Oriente, le stesse che possedevano il Manchester City e il PSG. Questo lo portò all’arresto e alla squalifica, ma questa è un’altra storia.
Per evitare, almeno formalmente, le sanzioni del FFP, molte squadre di grande prestigio iniziarono a ricapitalizzare attraverso investimenti da parte dei proprietari o ricapitalizzazioni tramite l’emissione di obbligazioni. Juventus e Inter ne sono esempi recenti, visto che il FFP, anche se notevolmente limitato, è ancora in vigore. Al contrario, molte squadre legate al Medio Oriente hanno utilizzato un stratagemma: ricevere finanziamenti attraverso sponsorizzazioni fasulle da società appartenenti agli stessi proprietari del club. Marchi come Qatar Airways, QNB Bank, Ooredoo, Tourism of Qatar, Etihad, Emirates, Aabar, Masdar e altri ancora sono stati utilizzati in questo modo.
Tuttavia, ciò che il Manchester City ha fatto sembra uscito da un film comico. Il sito “Off The Pitch” ha rivelato che uno degli sponsor del Manchester City – che ha contribuito con ben 271 milioni dai ricavi commerciali solo lo scorso anno, superando per la prima volta gli storici rivali del Manchester United – in realtà era una società totalmente inesistente. Dal 2015, il City di Guardiola ha ricevuto finanziamenti da una società chiamata Wega, una serie di entità apparentemente vuote e difficilmente rintracciabili: il percorso parte da una scheda telefonica non attiva con indicativo di Manchester, prosegue attraverso una casella postale alla stazione di Paddington a Londra e giunge a una sede in Svizzera di una società priva di capitale, immersa in un intricato groviglio di paradisi fiscali. Tutto ciò che è noto è che questa società sponsorizza attività legate alla Coppa del Mondo in Qatar, senza ulteriori dettagli.
È un ritorno continuo a questo punto. Questa società che sponsorizza il Manchester City sembra possedere solo una caratteristica: il denaro. Mancano impiegati, indirizzi, uffici, dichiarazioni finanziarie e conti bancari, ma per il resto sembra perfetta: trasferisce denaro. Siamo sicuri che questa situazione avrebbe fatto sorridere Michel Platini.
Patti Transattivi: Cosa è il settlement agreement che hanno firmato alcuni club come Roma e Inter
Alcune squadre a rischio violazione del fair play finanziario hanno firmato dei patti con la UEFA denominati settlement agreement, o patti transattivi. Si tratta delle regole da seguire, dei fondi da recuperare a date specifiche per non incorrere in sanzioni, ed inoltre vincoli di non superamento di spesa durante le finestre di mercato aperte.
Gli accordi della Roma con L’UEFA
Ai termini di questo accordo, è stabilito che entro la fine del 2026 la somma totale del deficit accumulato dalla squadra giallorossa non dovrà superare i 60 milioni di euro, in aggiunta a una serie di traguardi intermedi che devono essere rispettati. Senza l’apporto finanziario derivante dalla vittoria nell’Europa League e a causa del mancato conseguimento di specifici obiettivi nella stagione passata, i giallorossi si trovano ora nella posizione di dover generare entrate significative attraverso la cessione dei calciatori e le relative plusvalenze.
Un elemento cruciale per quanto riguarda le plusvalenze è costituito dagli ammortamenti, che rappresentano la divisione della cifra spesa per l’acquisto di un calciatore sul numero di anni del suo contratto. Un ulteriore aspetto da considerare riguarda il costo aggregato dei giocatori in rosa, che, nell’ambito della prossima Europa League, dovrà essere inferiore rispetto a quello dell’anno precedente. Di conseguenza, la Roma sarà tenuta a prendere in considerazione il costo annuale di ciascun giocatore (comprendente ammortamenti e stipendi lordi). Questo spiega il motivo per cui, nel recente mercato, i giallorossi hanno concentrato i loro investimenti su giocatori che sono arrivati a parametro zero, poiché in tali casi gli ammortamenti sono quasi nulli.
Entro il 30 giugno 2023, la Roma è riuscita a generare plusvalenze per oltre 30 milioni di euro, tuttavia facendo attenzione a non abbassare eccessivamente il valore complessivo della rosa, che verrà poi utilizzato come riferimento per giugno 2024. Queste strategie hanno permesso ai proprietari Dan e Ryan Friedkin di evitare le possibili sanzioni, che spaziavano dal blocco delle attività di mercato fino all’esclusione dalle competizioni europee per tre stagioni, a partire dalla stagione 2027/28.
Quali Sanzioni ha avuto L’Inter e quali sono stati gli accordi del settlement agreement
L’Inter è stata soggetta a sanzioni da parte dell’UEFA per non aver rispettato gli standard relativi al bilancio equilibrato, insieme ad altre 7 squadre, tra cui figurano anche Juventus, Milan e Roma. Nel caso dell’Inter e della Roma, le sanzioni sono più severe.
MISURE DISCIPLINARI – L’UEFA ha inflitto sanzioni all’Inter a causa della violazione delle norme di bilancio per gli anni contabili 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022, insieme ad altre 7 squadre, tra cui Milan, Juventus e Roma. Tra le squadre colpite vi sono anche Monaco, Marsiglia, Paris Saint-Germain e Besiktas (è possibile trovare il comunicato ufficiale dell’UEFA qui). L’Inter, in particolare, ha accettato di stipulare un Accordo Transattivo di 4 anni, così come la Roma, mentre per le altre squadre l’accordo ha una durata di 3 anni. In questo quadriennio, l’Inter è tenuta a rispettare le regole stabilite, altrimenti rischia una multa di 26 milioni di euro (di cui 4 milioni devono essere pagati immediatamente).
Quali sono le differenze tra l’Accordo Transattivo triennale e quello quadriennale dell’Inter? L’UEFA esplicita le distinzioni tra i due tipi di accordi, differenziati in base alla durata. Nel caso dell’accordo triennale, le squadre si impegnano a rispettare la regola del pareggio di bilancio durante la stagione 2025/26. Devono conseguire obiettivi intermedi annuali e attuare misure finanziarie e sportive condizionate nel caso in cui tali obiettivi non vengano raggiunti. L’accordo quadriennale, invece, si differenzia in quanto offre un anno supplementare per adeguarsi alla normativa sui bilanci equilibrati, ma introduce restrizioni incondizionate sul lato sportivo riguardanti la registrazione di nuovi giocatori, applicabili a partire dalla stagione 2022/23.
Conseguentemente, l’Inter dovrà iniziare da questa stagione ad iscrivere solo 23 calciatori nella lista UEFA, invece dei 25 precedentemente consentiti. Inoltre, tutte le squadre italiane saranno soggette a una multa variabile tra 2 e 5 milioni di euro, una cifra che potrebbe aumentare qualora non si rispettino gli accordi previsti dall’Accordo Transattivo stipulato con l’UEFA. Nel caso specifico dell’Inter, ciò significa che dovrà versare immediatamente 4 milioni di euro (26 milioni in totale se i patti non verranno rispettati).
Violazione del Fair Play da parte della Juventus: Le Sanzioni da parte dell’UEFA
La deliberazione della commissione di controllo del Fair Play Finanziario che ha impiegato dei provvedimenti nei confronti dei bianconeri include anche una sanzione pecuniaria di 20 milioni di euro.
La Juventus non avrà l’autorizzazione a partecipare alla prossima stagione 2023/2024 della Conference League. In aggiunta, è stata assegnata una multa di 20 milioni di euro al club. L’UEFA ha definito l’entità di questa sanzione in risposta al mancato adempimento del Settlement Agreement, l’accordo con cui la Juventus si era impegnata a rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario entro il 2025. L’UEFA ha applicato una penalizzazione relativamente mite nei confronti della Juventus, escludendola dalle competizioni europee per soltanto un anno e condizionando i 10 milioni di euro della multa, stabilendo che sarebbero stati applicati solo nel caso in cui i bilanci annuali del club dal 2023 al 2025 non soddisfacessero i requisiti imposti dall’UEFA. Nonostante la penalità di 10 punti inflittale per il caso delle plusvalenze, la Juventus aveva guadagnato un posto nella Conference League. Questa posizione sarà ora occupata dalla Fiorentina, che aveva terminato il campionato con un punto di differenza rispetto alla squadra di Massimiliano Allegri, ottenendo l’ottavo posto.
Questa decisione è stata presa all’ultimo momento. I giudici dell’UEFA hanno reso questa decisione pochi giorni prima della scadenza che avrebbe innescato la sanzione per la stagione seguente. Il 7 agosto, infatti, erano programmati i sorteggi dei playoff per la Conference League. Se l’analisi delle numerose documentazioni avesse richiesto ulteriori tempi, la Juventus avrebbe rischiato di subire una penalizzazione nella stagione successiva, con il potenziale ostacolo a partecipare a competizioni di maggiore prestigio come la Champions League o l’Europa League.
La Juventus ha deciso di non intraprendere un’azione legale in appello, “nonostante persista nella convinzione che le affermate violazioni siano prive di fondamento e che le azioni intraprese siano state appropriate,” come dichiarato dalla Juventus in un comunicato. Il club ribadisce che la rinuncia all’appello “non costituisce un’ammissione di alcuna responsabilità da parte sua”, come precedentemente comunicato formalmente al Club Financial Control Body (CFCB).
Come fa il Paris Saint Germain? Quello che la UEFA finge di non vedere
Il Paris Saint-Germain (PSG) ha stabilito un nuovo record nel calcio, con un monte stipendi di 728 milioni di euro in una singola stagione. Tuttavia, ciò solleva interrogativi sul fair play finanziario e la reale conformità alle regole della UEFA. In un periodo di tre anni, il club ha accumulato un deficit di 717 milioni di euro. Nonostante ciò, la UEFA sembra aver ignorato tali irregolarità. Questi aspetti suscitano riflessioni sulle pratiche del PSG e sulle concessioni dell’UEFA.
Il PSG, alimentato da investimenti provenienti dal Golfo Persico, in particolare dal Qatar, ha accumulato il monte stipendi più elevato mai registrato nel calcio, superando notevolmente le altre squadre europee. Questa situazione ha messo in luce uno squilibrio finanziario significativo. Nonostante il fatturato simile al Bayern Monaco, che ha dimostrato sostenibilità economica nel triennio, il PSG ha mostrato un passivo significativo, crescendo notevolmente le spese pur senza un’equivalente crescita delle entrate.
Il club ha notevolmente incrementato i costi degli stipendi, con un aumento di oltre il doppio in cinque anni. Questo ha portato a un tasso di incidenza dei costi del personale sul budget del 109%, ben oltre il limite del 70% imposto dalla UEFA. Tuttavia, il PSG ha eluso sanzioni significative da parte dell’UEFA, ricevendo solo una multa di 10 milioni di euro e affrontando un’eventuale sanzione condizionale di 55 milioni, se non adempirà al piano di risanamento concordato.
La UEFA ha introdotto nuove norme finanziarie, ma con alcune ambiguità. Sebbene abbia reso più flessibili le regole di bilancio, ha anche stabilito limiti massimi di spesa legati al fatturato del club. Nonostante ciò, il PSG sembra essere in grado di trovare vie per superare tali ostacoli grazie a creatività contabile e strategie di sponsorizzazione.
In breve, il PSG ha sfidato le regole finanziarie senza gravi conseguenze. Le pratiche del club mettono in discussione l’integrità del fair play finanziario e sollevano interrogativi sulla coerenza dell’UEFA nell’applicare tali regole. Nonostante sfide e controversie, sembra che il PSG continuerà a partecipare alle competizioni di alto livello grazie alla sua ingegnosa gestione finanziaria.